FIABE E LEGGENDE
Poiché il lido è scomparso, poiché nulla ne appare Steno lascia alla forcola il remo. Il cielo e il mare e il fatale amor suo! Tutto il resto è
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Dio che misura il vento all'agnello tosato perché all'uom non misura, quando il verno è arrivato de' suoi dì tempestosi, le bufere del cuore? Perché
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allora un patrizio, roso dai creditori, avea, dopo molto esitare, esitato, dicendo: va la casa, ma mi resta il casato. Però il dì della vendita l'aule
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leggenda prese il suo folle andazzo, si gettò dalle coltri e lanciossi al verone. In quel punto una gondola costeggiava il portone. E il grido non finiva
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giorni in un sogno dileguano!.. Presto un gobbo di meno avrà il mondo; e in un buco - profondo - ma piccolo qualche bruco - la terra di più! O natura
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repubblica come dorme! La sposa dell'Oceano stanotte si rifiuta all'amplesso, e il mar, senza rampogne, s'è addormentato anch'esso. Però veglian gli
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Il mare è generoso come ogni cosa grande: ama tanto la terra che gonfio in lei si espande; della rondin che porta dall'uno all'altro lido le querule
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d'imbrogli, Satana dei mariti e Messia delle mogli, gettando nell'azzurro degli inconsci trent'anni la fortuna di Rolla e il cor di Don Giovanni, vivea
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Egli è là steso al suolo. il manto ha già le pieghe del funebre lenzuolo, la faccia ha già composta, quasi, alla pace eterna; e negli occhi che
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- Chi scelse a battezzarti questo nome divìno, mia piccola Contessa, fu un vate o un indovino? - Il mio nome di Bella!... furon due tristi cose, il
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, alzando il volo, vi fa cader scintille. Libellule e farfalle i fiori hanno lasciati e, attratte dalla calma, i deboli meati cimentan per vedere negli
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- Tu, Lionello ? - Steno! - A Venezia, Lionello? - Abbracciami, collega... - Dammi un bacio, fratello! - Ma chi ti disse... - Il tetto dove
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svegliar colle buone; tien tu il lume. - E accostatisi, la man del cavaliere piano piano la testa scosse che, in bende nere stretta, e china su un
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Dimmi, santa memoria del mio più dolce amore, dimmi come a Lionello battea frattanto il core! Solo colla sua gondola, tacito, palpitante, attendeva
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fanciulla, e nelle vene gli rifluì l'antico nobil sangue, e gli parve rivedersi d'intorno dell'infanzia le larve, E che fosse il baleno di un attimo
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. E, in mezzo ad essi, venirsene a passeggio ecco la castellana col suo vago paggetto. Tutto è d'oro lo strascico, è d'argento il corsetto; è neve il
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Più in su della nebbia, più in su della torre, nei campi che l'aquila superba trascorre, ergeva il fantastico suo ciuffo un abete, possibile pania di
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I due colleghi a braccio camminavano; Steno come un uom strascinato, l'altro franco e sereno. - Dunque c'entra un rivale?- diceva il Ferrarese
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Or tutto da quei petti, fuorché il furore, è in bando. - Ferro e inferno! cotesta, e quest'altra ripara! - Dalla man di un vegliardo tu a darle
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, atterrito, l'aula squallida esplora? Un'arcana potenza lo strascina; il suo passo l'eco fievole sembra invitar: fra l'ammasso lutulento s'innalzano, come
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- É un sì! - gridò Lionello, e fu un grido sì forte che rintronò per tutte le taciturne porte del palazzo affittato dall'ebreo di Rialto. Certo il
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! Essa vi attende al varco, è il fato universale, il lotto irrevocabile del sempiterno Male) da quell'ora il suo sguardo è confitto alla mota, e la tomba è
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Quando entrò nel palazzo l'Ebreo conquistatore tutto mutò sembianza, tutto mutò colore, e all'amante di sasso crebber le noie e il danno. Tra le
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Lionello è solo. Il conte l'ode, rivolta all'atrio del palazzo la fronte, dir con voce secura e gentil: - Donna Bella, volger piacciavi a manca
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, cacciò nel nodo... Ma in quellistante il sole ruppe una nube in alto, e un raggio immenso il mondo scese a baciar d'un salto. Fu il cader di una maschera
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Era il buon tempo. Il Fauno, guardia del porticato, fu la più mesta vittima dello splendor passato; egli che nel marmoreo malinconico cuore una notte
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Lungo il viale, per i viottoli, nelle sale, in mezzo ai portici, dalla freccia delle aguglie fino all'ultima corteccia, dove intreccia la sua feccia
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correte, non abbassate il velo! L'uomo ignoto che segue, come un povero cane, i passi onde intrecciate le vostre corse strane, che per baciar la terra dove
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immenso sbadiglio il vecchio Adamo abbranca; la vetustà dei secoli piange nell'universo, e, in alta noia immerso, fra i dormienti arcangeli, Dio
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cullano sotto il molle zeffìro; né sai se il suono che nell'aria espandono sia rantolo o sospiro. Ondeggiamenti di blande Nereidi, gesti da cortigiane
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stesso desio!... Miserere!... al poeta non concesso è l'oblio... Come offusca lo specchio di un bambolo il respiro, come sfoglia la rosa un placido
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Titani, a cui l'olimpica ira inchiodava i piè possenti al suolo, da mill'anni seguenti delle nuvole e invidianti il volo. Sai perché sì lontano i rami
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chino, al suon dei rami palpitanti e foschi, meditava il bramino. Di certezze più ricca è la brughiera che, a dispetto dei geli, eterna il fiore del
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finestre, e il genia campagnuolo sembra da quelle osservar tristemente la rovina dei fiori.
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. Querce ed olmi e abeti e frassini, in ferace abbracciamento, sotto il vento, si movean come un sol albero; e alle nubi, augusta e folta, l'ampia
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; il buio gli impedìa di vedere. Ma cogli occhi dell'alma vedeva. In quella tragica, misteriosa calma, giacean creature umane al suolo; o addormentate
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Un giorno che piovea dirottamente, (era il pallido ottobre), e i valligiani del mondo si perdean dentro la mota, un giovinetto, amico mio, bizzarro
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ridere ho viste, mentre, in fondo all'oblio, v'eran anime umane maledicenti Iddio, e pugni che cercavano la pistola o il pugnale... Ma digredisco ancora
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pur di un sorriso, di uno sguardo che certo sarebbe il paradiso, e taciti, rodendo il cor che vi contiene, valicate con esso alle spiaggie serene
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L'aurora! E già i frassini, comari verbose, l'albor commentavano con stridule chiose; poi, punto d'invidia, scrosciava il querciuolo... già tutta, in
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Il castello, immobil macchia, cosa informe e minacciosa, trafiggea co' suoi pinacoli l'ampia bruma nebulosa; dalle gotiche - compagini piante
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vivente la veneta fortuna. Camminava securo, parlava ad alta voce, era come il leone benevolo e feroce; l'amor della repubblica, l'amor della sua
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alquanto; ma se voi mi giurate. . . - Parla per il tuo santo! - Vi si è allogato un ricco cavalier di Ferrara, e vi tien da più giorni gran tripudio e
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ignoti, già cigolava qualche vigil carro da cui, forse dicendo una preghiera, guardava il parco leggendario un pio beneditor di solchi, uscì da un cespo
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Il ciel rasserenavasi: bella, superba e sola la faccia del pianeta splendea da Chioggia a Pola; una striscia d'argento che dal canale uscìa e dritta
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". V'ingannate, signore: la Dio mercé son scaltro, né saprete che avvenne nel cor di Bella Alvaro. Sol vi dirò che quando il freddo corpo ignaro a fior d'acqua
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ottenebrate; per la donna che stende le braccia all'uomo ignoto, pel povero poeta, altro prigion del loto, che assalta il ciel coll'anima che lagrima e fa
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di naufraghi ottomani, col petto ancor squarciato dalla punta dei rostri. Era l'ora che i bimbi han paura dei mostri, e, a non vederli, il capo